Nomos: Seán O'Riada reinventato

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May 30, 2023

Nomos: Seán O'Riada reinventato

Entering the National Concert Hall when the only performance is taking place in

Entrando nella National Concert Hall quando l'unica esibizione si svolge al The Studio, lo spazio minimalista e alla moda al piano superiore dell'auditorium principale, ti senti come se ti venisse svelato un segreto. Le luci sono fioche, i bar principali sono chiusi e gli spazi, meno affollati, sembrano vasti; è il tipo di vuoto che si riempie di energia potenziale.

In questo contesto si è svolto il primo concerto dei Metronome, una nuova serie di collaborazioni con artisti emergenti alla National Concert Hall, che ha avuto luogo lo scorso giovedì sera, 16 marzo. In primo piano c'erano Ordnance Survey, il progetto collaborativo del musicista elettronico Neil O'Connor e dell'artista del suono Sharon Phelan.

Questo è stato il concerto più intimo a cui sono stato da un po' di tempo, con i partecipanti in piedi o seduti sul pavimento, alcuni con in mano drink o telefoni, in una libera forma arcobaleno di fronte al palco. L'illuminazione del palco era minima, gli artisti erano tanto in ombra profonda quanto in luce blu.

Phelan sale sul palco per prima, iniziando la sua esibizione del suo lavoro Radio Ocean in silenzio mentre il pubblico sta ancora entrando. Un rombo di basso ti afferra fisicamente e non ti lascia andare per minuti. Lo senti dappertutto, ogni fibra vibra. Altri suoni – ad esempio il fruscio o il parlare del pubblico – sono distorti dalla loro pura intensità al punto che spesso non è chiaro se provenga dagli altoparlanti o da qualche altra parte nella stanza; il basso tira come la gravità di un buco nero. Phelan regola delicatamente fader e manopole dietro un laptop. Sopra di lei, un video time lapse mostra la luna che attraversa il cielo sopra l'acqua in poco più di 35 minuti.

Ma il rimbombo dei bassi si libera, almeno per un po’, lasciando il posto a frammenti di altri suoni più distinti: parlato, altezze, forse modem. L'intera durata del pezzo è un flusso e riflusso, finché, con l'avvicinarsi dell'alba, i suoni prodotti lasciano finalmente il posto alle onde che si infrangono. Oppure lo fanno? Si tratta di un effetto flanger persistente oppure le vostre orecchie si stanno abituando al sollievo dopo la lunga esposizione a un suono così intenso? In ogni caso, il lavoro ti fa sentire come se fossi stato preso e collocato altrove.

Da Riada reinventato Sono sempre stato affascinato da quanto un adattamento – soprattutto un adattamento elettronico – di un brano musicale possa smontare e manipolare un'opera che lo ispira e lasciarlo comunque riconoscibile alla fine. Ordnance Survey ha recentemente riservato alla musica di Seán Ó Riada questo trattamento nel loro album Nomos: O'Riada Reimagined, la maggior parte del quale O'Connor, con David Murphy alla pedal steel guitar e Gareth Quinn Redmond al violino (e tutti e tre aggiungendo elementi elettronici ), giocato giovedì sera.

Nel loro lavoro, l'armonia di Ó Riada costituisce la base per una candescenza di colori, di lavaggi, risonanze malincniche e droni pesanti, spiccati elettronici e ottave di basso groovy. Il trio ha eseguito quasi l'intero album, che si basa su una serie di opere di Ó Riada, inclusi i suoi arrangiamenti di "Aisling Gheal" e "Planxty Irwin", così come Mise Éire e altri. Nelle performance dal vivo, però, lasciano che le sezioni si confondano l'una nell'altra, improvvisando su di esse per creare una nuova versione dell'opera. Gli accordi di Ó Riada sono ancora lì al centro, sembrano un'implicazione: sai come va, o almeno come è andata. È come un ricordo, associazioni astratte che forniscono il tessuto connettivo, anche se non è mai nostalgico.

Come il lavoro di Phelan, sopra era proiettato un video, questo – di Gavin O'Brien – una visualizzazione giuntata e riconfigurata di inquadrature dei film composti da Ó Riada. Ci è voluto un approccio altrettanto psichedelico alla musica, partendo dalle immagini e proseguendo. Le forme entrano ed escono, scene diverse – o parti diverse della stessa scena – si sovrappongono l’una all’altra a dispetto del contesto.

David Murphy, Neil O'Connor e Gareth Quinn Redmond all'NCH (Foto: Ordnance Survey)

Un buon inizio In entrambi questi lavori, soprattutto se eseguiti dal vivo, c'è un forte senso di struttura; non di struttura musicale ma di essere all'interno di uno spazio, e di essere circondati, racchiusi e trasportati dal suono. Più di ogni altra cosa, la sensazione che ho tratto da questo concerto è stata la consapevolezza e lo stupore per la pura fisicità del lavoro. Per il pezzo di Phelan in particolare, quando cerco parole descrittive, continuo a tornare a "scosso" e "commosso", anche se li intendo in un senso del tutto tattile, piuttosto che emotivo.